COSA SONO I VIRUS?
Durante l’emergenza COVID-19 diventa importante conoscere il proprio nemico il più possibile, al fine di affrontarlo nel modo migliore.
L’acronimo COVID-19 per esteso significa COronaVIrus Disease 19, dove la parola inglese “disease” si traduce con “malattia” mentre 2019 identifica l’anno in cui questo virus si è manifestato.
Questa malattia infettiva colpisce le vie respiratorie, può colpire una persona dopo un periodo d’incubazione variabile, dai 2 ai 14 giorni. Durante questo lasso di tempo può essere contagiosa.
Le precauzioni che è possibile prendere per limitarne la trasmissione sono quelle che riducono la possibilità di far penetrare il virus nelle nostre vie respiratorie, per cui:
- indossare mascherine;
- indossare guanti;
- levarsi le mani frequentemente, specie dopo essere entrato in contatto con ambienti e persone a rischio;
Riguardo ai sintomi essi non si discostano troppo da quelli della comune influenza stagionale:
- febbre;
- tosse;
- dolore ai muscoli;
- stanchezza;
- disturbi intestinali;
Essendo, come detto, una malattia che colpisce il sistema respiratorio, sono però i problemi respiratori ad essere considerati la vera discriminante tra il coronavirus e l’influenza stagionale.
L’aggravarsi di un contagio da coronavirus, può portare nel paziente all’insorgenza di:
- polmonite;
- shock settico;
- sepsi;
- sindrome da distress respiratorio acuto;
Generalmente il paziente da coronavirus ha uno sviluppo della malattia che porta a una totale guarigione, in presenza di fisici debilitati da patologie pregresse o dall’usura del tempo si può arrivare al decesso.
Al momento (marzo 2020) non esiste un vaccino né è stato provato che un particolare farmaco possa risultare come rimedio efficace. Sono in corso ricerche, analisi e sperimentazioni mirate al trovare una cura certa.
Trattare un paziente colpito da coronavirus, allo stato attuale, significa tenerne a bada i sintomi fino alla guarigione.
Quando si dice che un virus appartiene alla famiglia dei coronavirus, cosa significa?
Coronavirus deriva dal latino “corona” che significa letteralmente corona/aureola. Osservando al microscopio un virus appartenente a questa famiglia noteremo delle aureole a contraddistinguerne l’aspetto.
I coronavirus sono la causa di varie patologie riscontrabili in mammiferi e uccelli, ma anche nei bovini, suini e polli. Come per i polli, anche nell’uomo la maggior problematica, una volta contratto il virus, si riscontra nel sistema respiratorio, mentre, in altre specie, la diarrea rimane il risvolto più evidente osservate durante l’infezione.
Sia la SARS (epidemia del 2002) sia la MERS (2012) fino ad arrivare al COVID-2019, sono pandemie nate dallo sviluppo di coronavirus.
La SARS appare per la prima volta in Cina, nella provincia del Guangdong, nel 2002. Viene isolato come virus l’anno successivo. Sembra una specie del tutto nuova di coronavirus, probabilmente originata da una diffusione in una specie animale (non scoperta) che è riuscita a passare il contagio all’uomo nel cui organismo il virus si è ben adattato.
La MERS trova la sua origine in Arabia Saudita, nel 2012. Il focolaio si è probabilmente acceso seguendo le stesse dinamiche di quello della SARS, ma il ceppo di coronavirus al quale fa riferimento è differente.
Nel 2019 a Wuhan, Cina, viene identificato un nuovo ceppo con una somiglianza genetica del 70% rispetto alla SARS, è il COVID-19.
Come avviene la trasmissione del coronavirus nell’uomo?
Principalmente attraverso le goccioline respiratorie prodotte dall’uomo durante tosse e starnuti, è perciò necessario trovarsi a stretto contatto con un infetto per contrarre la malattia.
Non appare chiaro se sia possibile contrarre la malattia anche toccando superficie infette e portando successivamente le mani a contatto con occhi e bocca.
Non è neppure chiaro se un soggetto infetto asintomatico possa essere considerato veicolo di trasmissione della malattia.
Nell’incertezza, è bene non sottovalutare quegli accorgimenti che rendono sicuramente impossibile la trasmissione del virus, per cui:
- il lavarsi le mani frequentemente;
- l’evitare zone affollate;
- il munirsi di mascherina e guanti da indossare nei momenti di contatto con ambienti o persone a rischio;
- la sanificazione approfondita degli ambienti;
sono azioni da compiere senza superficialità, usando particolare accortezza e delegando a professionisti le pulizie di ambienti particolarmente a rischio.